Il Gentiluomo
La storia di Audemars Piguet

Audemars Piguet: dal 1875, un’immensa storia

Se parli con un appassionato di orologi di Audemars Piguet sarebbe come intavolare una discussione con una schiera di aristocratici dell’orologeria.

Non che il sangue blu scorre nelle vene dei fondatori della manifattura Combière, bensì per il prestigio che Jules-Louis Audemars e Edward Auguste Piguet acquisirono rapidamente nella loro specializzazione: movimenti meccanici complicati.

Jules Louis Audemars ed Edward August Piguet
I fondatori dell’omonima casa orologiera Audemars Piguet: Jules Louis Audemars ed Edward August Piguet. Fonte immagine: https://wristwatchreview.com/2014/06/22/historical-horology-audemars-piguet/

La storia inzia nella soffitta di un edificio, vicino alla fattoria della famiglia Audemars, nel 1875, a Le Brassus (Svizzera).

Jules Louis è un orologiaio, abbastanza dotato per lavorare come stiratore, una specifica funzione che implica il controllo, la correzione e la regolazione dei meccanismi degli orologi.

Il giovane vi allestisce un’officina per la fabbricazione di movimenti complicati, e, molto rapidamente, gli ordini non si fecero attendere.

Tant’è che l’aiuto diventa essenziale, infatti Edward Auguste Piguet, ex compagno di scuola elementare di Audemars, sarà il suo collaboratore privilegiato per ben sei anni.

I due amici un giorno si rendono conto che il segreto dietro al successo degli orologi è basato su aziende che forniscono e consentono la maggior parte del profitto per chi commercializza orologi completi. Nel 1881 firmarono il contratto che li rese soci davanti a un notaio.

Dalla Svizzera fino all’Argentina: il successo di Audemars Piguet

Audemars e Piguet alimentano il successo con la loro abilità tecnica appresa con anni di studi e praticantato in orologeria.

Nel 1889, la loro azienda era addirittura il terzo datore di lavoro del Cantone, con una forza lavoro di “dieci dipendenti maschi”, secondo quanto riportato dalla storiografia dell’azienda.

La globalizzazione, un fattore essenziale in questi giorni, è già una realtà per la piccola casa orologiaia svizzera. Il nome Audemars Piguet era rappresentato da agenti professionisti, dal 1888 a Berlino, New York, Parigi e Buenos Aires. Lo sviluppo andrà bene, ma la prima guerra mondiale mette un serio freno alle attività della manifattura, così come all’intera industria del lusso.

Una volta ristabilita la pace, la vita riprende il suo corso, nonostante accade una tragedia: la morte di entrambi i fondatori nel 1918 e 1919. I loro figli, Paul Louis Audemars e Paul Edward Piguet, presero in consegna il testimone. La produzione contava allora più di venti dipendenti e i suoi clienti si chiamavano Cartier, Tiffany e Gübelin.

Dopo la guerra, si verificò nuovamente il crollo del mercato azionario del 1929, che mise a dura prova la produzione. La seconda generazione ha quindi esplorato la strada degli orologi economici, venduti con i marchi Audiguet e APCO. Un’idea abbandonata non appena si fece sentire una forte ripresa commerciale, dagli anni 1945. Paul Edward Piguet, lasciò il posto di direttore commerciale dell’azienda a Georges Golay, suo successore.

Royal Oak: l’orologio della svolta

Royal Oak Audemars Piguet

Ma fu con il lancio del modello Royal Oak nel 1972 che decollò la produzione di Audemars Piguet. Nello stesso momento in cui la crisi dell’orologeria minacciava la sopravvivenza di questa industria in Svizzera.

La scommessa è molto ardita e accolta dal mondo dell’orologeria con il massimo scetticismo. A quel tempo, un orologio di lusso poteva essere considerato solo tutto in oro o platino e non c’era molto spazio per le alternative. Un modello conosciuto è il 14790, leggermente più slim e sottile del AP Jumbo, ed uno molto simile che è l’AP 15300.

Il Royal Oak è un orologio in acciaio e di forma ottagonale, mentre la moda prediligeva l’orologio di lusso con le curve. Inoltre, viene offerto ad un prezzo mozzafiato. Parliamo di orologi che superano tranquillamente i 1000 euro di prezzo: il top assoluto in termini di storia e qualità. Senza dimenticare la produzione Offshore sempre appartenente ai modelli RO. Leggi questo articolo per scoprire i modelli Royal Oak lanciati nel 2018 in occasione della SIHH, un esempio? L’AP Royal Oak RD#2 Perpetual Calendar Ultra Piatto

“Un orologio d’acciaio al prezzo di un’auto”, come ha affermato un giornalista di Le Figaro in un articolo dedicato nel 2007 alla saga di Audemars Piguet. “Audemars Piguet sa allora che sciocca gli spiriti. Cosa importa! Questa insolenza, l’orologiaio svizzero (…) ne ha fatto un marchio di fabbrica ”, afferma sempre più convinto il reporter francese.

Audemars Piguet al giorno d’oggi

Pubblicità Hong Kong Audemars Piguet
Torre dell’orologio ad Hong Kong della Audemars Piguet, tra Russell e Matheson Street.

L’audacia paga, sempre, e questa azienda ne è un fulgido esempio.

Fino agli anni ’70, la manifattura produceva circa 5.000 orologi all’anno. Quarant’anni dopo, Audemars Piguet dà lavoro a 1.100 persone e vende quasi 30.000 orologi all’anno. Nel 2011 è stata superata per la prima volta la soglia dei 550 milioni di fatturato. Il Royal Oak e le sue varianti, prodotte in questi anni, incidono molto in questi risultati.

Oggi, la casa orologiera svizzera coltiva uno stato d’animo che unisce il rispetto per la tradizione e il desiderio di remare controcorrente.

Profondamente attaccata al suo status di impresa indipendente, sottolinea ancora molto la prevalenza famigliare rispetto a quella aziendale. Sul campo di battaglia di importanti acquisizioni e fusioni, la società, con Jasmine Audermars come presidente del consiglio di amministrazione, sta esaminando di acquisire altri grandi gruppi. La recente partenza del suo CEO, Philippe Merk, senza dubbio non cambierà moltissimo negli scenari di Audemars Piguet, sempre più leader nel settore degli orologi di lusso.

Attualmente è Jasmine Audemars, pronipote di Jules-Louis Audemars, a capo del consiglio di amministrazione aziendale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il Gentiluomo

Signori si nasce, non si diventa.